Ciao Antonio! Raccontaci qual è stato il tuo percorso all’interno di Commit e quale ruolo ricopri adesso!

Ho iniziato a lavorare per Commit circa un anno fa; 
viste le mie esperienze passate, all’inizio sono stato assunto come risorsa condivisa con una Web Agency fino a diventare una risorsa 100% dedicata a Commit.

Ad oggi ricopro il ruolo di Full Stack Developer, quindi mi occupo sia della parte back end di un software (in PHP) sia della parte front end (in HTML CSS e JS per i siti internet e React.js per le WebApp) ed, all’occorrenza, faccio uso anche di CMS come WordPress.

Recentemente, ho iniziato anche attività di tutor per studenti liceali che partecipano al programma di alternanza scuola/lavoro presso la nostra azienda. Per me questa è una grande soddisfazione perchè amo parlare e mi piace molto l’idea di condividere le mie conoscenze con potenziali e futuri developer.

Quando hai scoperto di voler fare il programmatore?

L’ho capito quando avevo 5 anni e mi regalarono il mio primo computer: un vecchio Pc con Windows 98.

Mi ricordo che lo accendevo e navigavo tra le cartelle di Windows a cercare chissà cosa.

Da piccolo mi è sempre piaciuta l’idea di lavorare con i computer ma non pensavo alla programmazione (anche perchè non avevo nemmeno idea di cosa fosse!) però ero affascinato da tutte le persone negli uffici che passavano le giornate davanti a tutti quei monitor.

È stato grazie a una delle varie giornate di orientamento alle scuole medie che ho scoperto l’esistenza di un Istituto superiore che insegnava a programmare: da lì è stato amore puro.

Qual è stato il linguaggio/tool più difficile da imparare?

Mmmh…difficile rispondere! In realtà la difficoltà per me non sta tanto nell’imparare un linguaggio, ma nel tenersi aggiornato; più passa il tempo più vengono introdotti nuovi linguaggi e relativi framework e non è facile tenersi sempre al passo.

Fortunatamente Commit organizza mensilmente workshop gratuiti sulle ultime novità tech: è un’iniziativa preziosa per chi vuole tenersi sempre aggiornato ma non ha abbastanza tempo per farlo o non sa da dove partire; i relatori sono molto qualificati e in un’ora riescono a dare una visione completa della tecnologia presentata nel talk. 

Inoltre, si conosce nuovi colleghi del settore e il workshop è anche un’opportunità per scambiare idee con altri developer!

In ufficio gira voce che tu sia un grande amante della saga The Last of Us: che ne pensi della serie TV uscita nelle ultime settimane?

La sto adorando! Anche se non sono fan dei film (o serie tv) horror, non ho potuto fare a meno di non vederla.

È un ottimo approfondimento al gioco uscito 10 anni fa e la ritengo essere una delle storie più belle mai scritte.

Inoltre, sono contento di poterla vedere con i miei colleghi in ufficio la sera dopo il lavoro: questo ha reso l’esperienza molto più bella perchè non tutti hanno giocato al gioco e quindi c’è chi apprezza il fan service di alcune scene ricreate dal videogioco e chi invece la vede come una storia totalmente inedita.

Quello che mi sento di dire se dovessi consigliare questa serie a qualcuno che non ha giocato al gioco è che non è una serie sugli zombie (fanno solo parte del contesto), ma sulle persone e sulle relazioni che si creano fra di loro.

Quanto è importante secondo te una laurea per fare il programmatore?

Sicuramente l’esperienza accademica dell’Università gioca un ruolo fondamentale per gettare le basi e dare un metodo intelligente e ottimizzato per creare codice “pulito”.

Io ho lasciato gli studi quasi a fine triennale di informatica perchè ho iniziato a lavorare come sviluppatore. Ho notato che rispetto all’approccio accademico, quello aziendale mi ha permesso di imparare nozioni più velocemente, mirando a obiettivi precisi e permettendomi di stare al passo con i tempi.

Inoltre, nella carriera aziendale, c’è tutta un’aspetto che va oltre lo studio: quando creo un prodotto o un servizio per un cliente e mi accorgo che ciò che sto creando ha un reale scopo, mi sento utile perchè sto semplificando la vita a qualcuno e sto dando più visibilità al suo brand o alla sua attività. Questa è una sensazione molto diversa rispetto a quella di superare un esame, che per me era spesso solo un modo per “togliersi una scocciatura” e passare alla successiva.

Comunque, in breve, sono riuscito a diventare uno sviluppatore senza avere effettivamente una laurea; ho comunque intrapreso un percorso di quasi 10 anni di studi tra Istituto tecnico e triennale di informatica che, nonostante non abbia concluso, ha sicuramente portato i suoi vantaggi.

Durante la mia carriera lavorativa ho incontrato molti colleghi che, come me, non si sono laureati o hanno studiato tutt’altro ed altri che hanno frequentato, da autodidatti, corsi di formazione. Ad oggi, ritengo che sia l’opzione dell’auto-formazione che quella del percorso accademico permettano in entrambi i casi di diventare sviluppatori, spesso basta la voglia!

Cosa ti piace di più della vita in Commit?

In questi ultimi anni ho cambiato varie aziende e mi sono sempre  sentito un po’ fuori luogo; in generale gli ambienti erano troppo freddi e rigidi.

In Commit mi sono sentito subito a casa.

Sono felicissimo di aver finalmente trovato dei colleghi con cui mi trovo bene sia a lavoro che nell’organizzare attività extra lavorative insieme, come il cineforum di giovedì o andare a sciare tutti insieme!

Sappiamo che sei un fan della Marvel, chi è il tuo supereroe preferito?

Il mio supereroe preferito è sicuramente (e forse banalmente) Iron Man: sia perchè è stato il motivo per cui mi sono appassionato al Marvel Cinematic Universe (anche se ora purtroppo è peggiorato nei suoi ultimi prodotti), sia perchè Robert Downey Jr è uno dei miei attori preferiti.

Ho adorato lo sviluppo del personaggio di Tony Stark all’interno delle varie pellicole fino a (spoiler) la sua eroica fine.

Un mio amico cosplayer, sapendo quanto mi piace il personaggio di Iron Man, mi ha addirittura regalato per il compleanno una copia del reattore ARC con la dicitura “the proof that Tony Stark has a heart” fatta a mano da lui.

Vorrei avvicinarmi anche al mondo dei fumetti Marvel, ma quando vedo la quantità infinita di fumetti e raccolte da acquistare, sapendo di essere il tipo di collezionista che li prenderebbe tutti facendo sparire stipendi interi, accantono l’idea (per ora).

 

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