Ciao Gabriele! Sappiamo che hai iniziato a lavorare in Commit in 5° superiore mentre stavi frequentando il Liceo: raccontaci la tua esperienza!

Ho avuto il piacere di iniziare il mio percorso in Commit nell’estate della 4° superiore. Ho subito notato un ambiente coinvolgente e che mi dava la possibilità di seguire la mia passione per la tecnologia. Poter imparare a programmare con i miei tempi e con un tutor a supporto, mi ha aperto gli occhi sul divario tra apprendimento scolastico e vita lavorativa.

Dopo aver ricevuto la proposta di approfondire l’ottima esperienza che avevo vissuto, ho subito dimostrato interesse a riguardo.

Cosa ti ha spinto a scegliere l’apprendistato duale? Quali erano le tue paure iniziali riguardo a questa scelta?

Personalmente è stata un’occasione che non potevo lasciarmi sfuggire, non avevo mai sentito parlare di una cosa del genere e mi sentivo particolarmente privilegiato, non potevo assolutamente rifiutare. L’unica paura che avevo era di non potermi godere al massimo il mio ultimo anno di scuola con i miei compagni ma alla fine dei conti è stata un’ottima scelta!

Le conoscenze che ho acquisito in azienda mi hanno permesso anche di aiutare i miei amici e di contribuire in modo particolare alle lezioni dei professori.

Come sei riuscito a conciliare il lavoro in azienda con gli impegni scolastici?

Confrontandomi con entrambe le parti abbiamo convenuto che dei 5 giorni lavorativi ne avrei passati 2 in azienda e 3 a scuola, approfittando delle giornate dove avevo materie che avrei affrontato anche in azienda. Inizialmente non è stato molto facile ma piano piano ho preso il ritmo.

La differenza fondamentale è stata la routine. Infatti, prima di iniziare non avevo una vera e propria organizzazione delle mie giornate, studiavo quando avevo voglia e basta; con il lavoro invece mi sono creato un calendario settimanale dove organizzavo tutto il mio tempo per essere produttivo al massimo senza dover fare i salti mortali.

Mi sono stati di grande aiuto l’azienda ed i professori che mi sono venuti incontro. Lo smart working mi ha permesso di evitare i viaggi e di risparmiare tempo prezioso, mentre i docenti si sono adoperati per avvertirmi con particolare anticipo quando avrei avuto delle verifiche, nei giorni in cui sarei dovuto essere in azienda, per evitare di rimanere indietro.

In che modo l’apprendistato duale ti ha preparato per il lavoro attuale?

Oltre alla mole di conoscenze tecniche che ovviamente mi hanno fatto partire molto avvantaggiato, l’apprendistato duale è stato fondamentale per entrare nelle dinamiche lavorative che per un ragazzo di 18 anni non sono minimamente scontate. Inoltre, dato che attualmente seguo il corso di Ingegneria Informatica presso l’Università degli Studi di Firenze, anche l’aspetto organizzativo è stato fondamentale.

Qual è stato lo scoglio più grande da affrontare durante la tua crescita professionale (linguaggi, tecnologie, ecc.) e come l’hai affrontato?

Fortunatamente non ho mai avuto grandi difficoltà tecniche dato che sono sempre stato affiancato da persone con più esperienza di me che mi hanno supportato costantemente.

Una difficoltà specifica, che penso sia comune a tutti coloro che fanno il mio lavoro, è stato l’avere a che fare con grossi progetti che non avevo mai visto. In queste situazioni ci si sente inizialmente spaesati e non si sa dove mettere le mani ma con un po’ di studio del codice se ne viene a capo.

In cosa consiste il progetto al quale stai lavorando attualmente?

Negli ultimi mesi ho creato con un mio compagno di corso un’App. L’idea parte dal concetto di social network che di base avvicina coloro che sono lontani e allontana le persone che ci stanno vicine. Se prima le persone si conoscevano per strada o nei luoghi pubblici adesso lo fanno da casa su Instagram. Il mio scopo è invertire questo trend e riavvicinare le persone grazie alla tecnologia.

Qual è il tuo obiettivo professionale a lungo termine?

Attualmente il mio obiettivo è di ampliare continuamente la conoscenza nel settore informatico e tecnologico. Sul lungo termine punto a trasformare le mie idee in servizi utili che possano migliorare la vita delle persone in tutto il mondo.

Raccontaci un po’ di te al di fuori del lavoro: cosa ti piace fare nel tempo libero?

La particolarità delle persone che, come me, fanno della loro passione un lavoro è che non abbiamo hobby. Sì, anche io ho molti amici ed esco spesso con loro, ma non faccio sport o altro; ho messo da parte il mio percorso Scout per tenere testa agli impegni che mi sono preso. Dopo la pandemia ho anche smesso di giocare ai videogiochi, quindi passo la maggior parte del mio tempo a lavorare e studiare.

Che consiglio daresti a un giovane che vuole intraprendere il tuo stesso percorso lavorativo?

Trovare un ambiente lavorativo appagante, tranquillo e ben organizzato dove si senta a proprio agio e riesca a svolgere il proprio lavoro al meglio. Nell’ambiente sbagliato anche il mestiere migliore del mondo può diventare infernale: non ha senso dare la precedenza ad altre condizioni se poi non riesci ad alzarti dal letto la mattina perché odi il luogo dove stai andando.

 

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