Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria conquista da parte del mondo mobile di quote di mercato ICT che non molti anni fa sembrava ormai definito.
In effetti la “quota mobile” del mercato digitale è in continua crescita e si sviluppa su 6 linee diverse: mobile content, mobile commerce, mobile payment, mobile advertising, internet of things, mobile enterprise.
Forse il più antico tra tutti, il mobile content, parte dalla vendita di suonerie per arrivare oggi a fornire ai propri utenti applicazioni o video con la stessa semplicità. Questo settore ha registrato una cresita del +17% nel 2014 e si stima sarà del +25% nel 2015;copre circa 1/3 di tutto il mercato del digital content, di cui la maggior parte deriva dall’uso degli smartphone (mentre i tablet smuovono un piccolo 10%) e non solo attraverso App (40%), ma anche attraverso il contenuto ottenuto in browsing.
Il mobile commerce ha avuto il suo boom lo scorso 2013 ottenendo un +300% che ha di fatto rivoluzionato le abitudini di acquisto on-line imponendo requisiti extra-funzionali come chiarezza e semplicità dei contenuti, tempi brevi di risposta e semplicità nel completare la transazione un obbligo per qualsiasi sistema di e-commerce. L’acquisto su smartphone detiene per adesso il 10% del totale e punta su vendite immediate per necessità (compro il biglietto del treno mentre sto andando a prenderlo), vendite su asta o multi-utente (confermo il mio prezzo al momento dell’apertura ovunque io sia) e vendita basate su notifiche e periodicità (la App mi ricorda che sto finendo le scorte di questo prodotto). L’acquisto da tablet con il suo 10% ripropone le esperienze legate al PC anche se il suo utilizzo rimane più pervasivo: si acquista dal divano di casa mentre si è in pausa relax e la TV ci propone uno spot.
Il profondo cambiamento del mobile commerce trasforma e arricchisce l’esperienza di vendita tradizionale; infatti, mentre gli store on-line impauriscono perché responsabili di trasformare il negozio in uno showroom dove non si acquista, ma si esamina il prodotto (perché poi si acquista da Amazon o altri), l’opportunità mobile invece attiva meccanismi di geo-marketing in-store, di self-scanning del prezzo e di altre info e di gestione avanzata dei meccanismi di loyalty. Consideriamo che molti e-commerce che nascono da una rete fisica di negozi posso offrire un elemento da molti considerato vincente che è la modalità di ritiro in store, che riduce eventuali resistenze o disservizi riguardo alla spedizione per corriere.
Tra gli ultimi arrivati c’è il mobile payment con il suo mostruso potenziale (ipotizzati 6 miliardi di € nel 2016) che con l’assunto che lo smartphone, dato il suo utilizzo full-time è l’oggetto più gelosamente custodito e più rispondente alla reale identità dell’utente (prestereste il vostro smartphone con tanto di SIM a qualche amico?), si posiziona come principale metodo di pagamento nei prossimi anni. La penetrabilità del device mobile emerge fortemente nelle attività di vendita tradizionali; infatti, lo smartphone è molto utilizzato da coloro che vendono i loro articoli sia on-line sia in modo tradizionale (nel secondo caso è gestito attraverso il mobile-pos, cioè il dispositivo con un add-on per la gestione fisica della carta di credito, che sarà ulteriormente facilitato dall’utilizzo di tecnologie NFC).
Questo utilizzo intenso dei dispositivi mobile ha portato una vera e propria virata degli investimenti in advertising: il mercato del mobile advertising ha registrato un aumento del 129% nel 2013 e di un ulteriore 50% nell’ultimo anno. Questo mercato si articola su due diversi filoni principali: le attività di search che ormai sono integrate anche al di fuori dell’utilizzo del browser (widget specifici, ricerca vocale) e le visualizzazioni sui social che sempre di più presentano contenuto pubblicitario armonizzato con i post delle proprie relazioni. Anche in questo caso, come nel payment, il mobile si offre come ottima soluzione per la continuità tra advertising classico su cartaceo e l’informazione digitale (qrcode e realtà aumentata).
Purtroppo non possiamo ancora citare, accanto ai numeri riportati, la grande componente che non è legata
direttamente ai dispositivi mobili comunemente conosciuti (smartphone e tablet); un grande potenziale è legato a tutti i device indossati o meno che saranno posizionati nelle nostre auto e nelle nostre case. Il tema Internet Of Things racchiude nuove sfide, nuovi modelli e sicuramente, aumentando drasticamente il numero di dispositivi connessi (maggiore delle persone del pianeta) potrà accrescere il mercato digitale in modo dirompente.
Il mercato più industriale si articola tra progetti estremamente diversi tra loro che spaziano dall’automazione alla forza vendite, dal censimento di dati digitali aziendali attraverso la posizione geografica alla manipolazione degli stessi abilitando collaborazione in real-time. Questa varietà non ci consente di delineare scenario per scenario i volumi del mercato.
In definitiva possiamo determinare che i servizi prodotti intorno a mobile si assesta intorno al 1,6% per PIL totale prodotto, ed è previsto nel 2015 un assestamento al 2%. Questo rappresenta una vera e propria conquista, a colpi di innovazione, del mondo “mobile” rispetto a quello desktop che come esprime il termine è rimasto “appoggiato sul tavolo”.
I dati sono stati ricavati da alcune presentazioni di Marta Valsecchi, ricercatrice Politecnico di Milano, che potete trovare nei seguenti link:
http://www.corrierecomunicazioni.it/archivio-giornale/2014/8/Corcom_14.pdf 
http://www.wireless4innovation.it/approfondimenti/in-italia-e-mobile-l-16-del-pil-un-circolo-virtuoso-ormai-avviato_43672151741.htm
http://smartmoney.startupitalia.eu/22202/ricerche/il-peso-delle-app-sul-pil-italiano-limpennata-del-mobile-commerce/

Leave a comment