Tra Mac OS X Yosemite e iOS 8, Apple ha annunciato anche un nuovo linguaggio di sviluppo che vuole pensionare Objective-C

Il protagonista dell’ultimo World Wide Developer Conference di Apple della conferenza non è stato iOS 8, con le sue belle novità, non è stato OS X Yosemite, con le finestre traslucide, e nemmeno Homekit, con tutte le possibilità offerte in ambito domotico.

No, è stato Swift, il linguaggio di programmazione.

E sapete perché?

Perché Swift, da solo, rende il WWDC 2014 il più rivoluzionario degli ultimi anni. Soprattutto, restituisce al WWDC quel significato originario che si era un po’ perso negli anni.

Cos’è, innanzitutto, Swift?

Un linguaggio di programmazione che, nella volontà di Apple, semplifica lo sviluppo di app per i suoi sistemi. In effetti, non si può dire che l’Objective-C sia un linguaggio “entry level” e la curva d’apprendimento ha spesso messo fuori gioco i programmatori alle prime armi. O quegli anziani dai quali, spesso, saltano fuori idee geniali e redditizie.

Swift è semplice per due motivi principali

Innanzitutto, ha una sintassi molto lineare, pulita, anni luce distante dagli arzigogolati listati C++, dove la programmazione a oggetti ha finalmente un senso logico e si avvicina al ragionamento umano più di quanto volesse fare (e non hai mai fatto) il linguaggio di Bjarne Stroustrup.

Inoltre la gestione della memoria, con la quale, semplificando, si decide quando e cosa caricare in memoria, non è più quel processo random responsabile di tre quarti dei bug (errori di programmazione) dei programmi attualmente sul mercato. Hai detto poco.

L’introduzione di Swift, tra l’altro, è stata fatta in modo molto furbo. Primo, perché passa il messaggio che Swift si affianca a Objective-C, e quindi tutto il lavoro fatto finora, dagli sviluppatori, non si butta ma, semmai, trae beneficio dall’appaiamento col nuovo linguaggio di programmazione. E sì, ho scritto “passa il messaggio”, perché è chiaro che Apple vuole mandare in pensione Obejctive-C, solo che non può farlo su due piedi per non inimicarsi gli sviluppatori, che da quando c’è App Store sono la sua forza.

Inoltre, l’ingresso di Swift è stato pianificato in modo eccellente perché non impone delle rinunce. Chi lo vuole adottare da solo, senza bisogno di Objective-C, non deve preventivare un calo delle prestazioni. Tutt’altro: dalle dimostrazioni viste, i programmi compilati con Swift girano 3,9 volte più velocemente dei corrispettivi in Python, quando il fattore scende a 2.8 nel caso di Objective-C. Quindi, Swift è molto più veloce di Objective-C.

Difetti?

Visto che la perfezione non esiste, qualcuno ce n’è. Innanzitutto, i dati offerti, in merito alla velocità, sono tutti da verificare, ma lo si può già fare visto che Swift è disponibile per tutti. Inoltre, c’è il problema dell’ecosistema chiuso. In buona sostanza, Objective-C era un bel linguaggio perché chiunque masticasse C++ lo poteva imparare in breve tempo. Senza contare che del codice C++ si convertiva piuttosto facilmente,  in Objective-C. Swift, invece, richiede di imparare un linguaggio del tutto nuovo, e soprattutto lega a doppio filo lo sviluppatore ai sistemi Apple, visto che funziona solo per questi. Il che è una mossa molto furba e voluta, da parte della casa di Cupertino, ma c’è da vedere come la prenderanno quei programmatori che sviluppano su piattaforme molto diverse, e saranno costretti a riprogettare un’app quasi da zero, per quelle non Apple. Resta da vedere come si muoveranno ora Microsoft (che ha investito molto nel suo efficiente C#) e Google, che per Android ha reso tutto il più “open” possibile.

Detto questo, benvenuto Swift, sono certo che non ci farai rimpiangere Objective-C.

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